Raccolta di poesie: Pietro Luciano Belcastro

Le vestigia

 

       Foto : Denis Collette

 

Leggendo la raccolta di poesie “Le vestigia”, percepisco Pietro Luciano Belcastro, l’autore dell’opera,  come un poeta del passato, che cerca la sua ispirazione tra le foglie che leggere fluttuano nel vento della sera. Arrestando la vita frenetica, vive nella sua dimensione poetica lasciandosi portare dalla corrente e scrivendo poesie. E’ facile rendersi conto come le poesie appartengano ad un artista in quanto essenze delle proprie emozioni, nulla andrà perduto perché la memoria lo terrà vivo. Se da un lato la vita corre ed è frenetica dall’altra il tempo si ferma e se ne coglie l’essenza. E’ un po’ come se ci fermassimo ad osservare le nuvole che si muovono nel cielo. Noi le vediamo sono lì ma quasi non ci facciamo caso, se invece le guardiamo con più attenzione, se le guardiamo sul serio, vediamo quello che ci comunicano, in altre parole ne cogliamo l’essenza. Le nuvole sono per noi come le poesie per Pietro Luciano che si osserva dentro con introspezione e si riflette nelle sue poesie, mostrandoci le sue emozioni. Così come le nuvole si scompongono indicandoci che il vento modifica la loro traiettoria così le poesie prendono forma e ci lasciano dentro qualcosa ci lasciano la capacità di capire che abbiamo sempre da imparare. Attraverso le poesie emerge l’identità dello scrittore, che riassume le sue emozioni in metafore.

Leggendo queste poesie mi è facile immaginare un poeta assorto nei suoi pensieri, interpretare le sue poesie e raccontarne il significato profondo l’unico modo che ha per comunicare i suoi sentimenti. Quanto può valere ascoltare e capire il senso di ogni poesia in un’epoca dove il tempo corre, sembra un chiaro segno di fermarsi e assaporare quello che la vita ha da offrire. Per questo c’è un ritorno al passato, un’analisi dettagliata e accurata della memoria perché dentro ognuno esiste una memoria antica che ci riporta all’origine.

Recensione: Isabella Bianchini

Poesia tratta da “Le vestigia”

L’erta leggera

E la forza del vento,

sulla via del ritorno

il mio passo fan lento.

La fatica che sale

Ed il caldo opprimente

M’inducono all’ombra

D’un ulivo imponente.

Qui fermo i miei passi

E svuotata la mente,

agli occhi m’appare

uno scenario gaudente:

brulle colline arse,

dal sole cocente,

serpeggiano nel cielo terso

dal maestrale veemente;

gialle tinte si stagliano,

in un cromatismo stridente,

nell’azzurro sfondo

della volta lucente;

secolari ulivi sopravvivono,

a dispetto del tempo,

tra coloniali ruderi

a ricordo di un tempo;

un tralcio di vite s’erge,

solitario e fiorente,

tra le stoppie d’erba

della campagna morente;

piante di fichi d’india,

verdi e pungenti,

ostentano i loro frutti

dai colori sgargianti;

un frinire di cicale,

ritmato ed insistente,

rompe la quiete,

di quest’agro silente.

Qui fermo i miei passi

E svuotata la mente,

abbandono i miei sensi

in questo luogo ridente.

Foto: Denis Collette

Qualche domanda a Pietro Luciano Belcastro:

I: Cosa ti ha ispirato a scrivere questa poesia?

Pietro Luciano: La poesia nasce da un’esperienza reale. Mi ero avventurato con la bicicletta verso l’entroterra del paese di Marina di Gioiosa Jonica, in provincia di Reggio Calabria, dove trascorro le vacanze abitualmente; dopo un bel po’ di chilometri, percorsi senza rendermi conto, decisi che era giunto il momento di tornare indietro. Non fu semplice; la stanchezza, il caldo opprimente, il percorso in salita e un maestrale imponente raddoppiarono lo sforzo. Decisi così di riposarmi all’ombra di un ulivo e quando fui un po’ più fresco agli occhi m’apparve lo scenario descritto nella poesia.

I:  Qual’ è il messaggio di questa poesia?

Pietro Luciano: E’ un incitamento, rivolto sopratutto a me, a raccogliere le piccole cose della vita, che poi sono grandi. Quasi mai ci soffermiamo a godere della bellezza della natura, per noi metropolitani è anche più difficile visto che viviamo immersi nel cemento, sorvoliamo, passiamo oltre perché cerchiamo qualcosa che ci possa suscitare nuove emozioni, che ci possa meravigliare. Ma cosa c’è di più meraviglioso e di più emozionante dello spettacolo della natura? Non ci soffermiamo mai ad osservare una foglia, a scrutare il nostro stesso corpo; eppure sono veri miracoli per cui vale la pena di vivere. Io credo che se avessimo la possibilità di vivere a più stretto contatto con la natura saremmo tutti più comprensivi.

I:    C’è una poesia in particolare all’interno del tuo libro alla quale ti senti legato?

 Pietro Luciano: E’ quella di pagina 34 dalla quale è tratta la citazione di copertina. Sintetizza il divenire delle cose, in questo caso l’evoluzione di una storia sentimentale, nelle quali c’è sempre un periodo in cui si raggiunge l’acme a cui fa seguito la svolta e la decadenza ed, infine, il ricordo, perché quell’esperienza rivive solo nella mente, appunto nelle vestigia di quel tempo.  

I:    Chi è la tua musa ispiratrice?

Pietro Luciano: Ciò che mi ispira è una percezione della vita particolarmente pessimistica: il fluire del tempo che inevitabile ci conduce al passo estremo, l’impossibilità di cogliere la felicità, se non in momenti infinitesimi, e pertanto il legame di questa con il passato, la sofferenza, quasi sempre legata ad esperienze oggettive, l’incapacità di elevarsi al di sopra della materia, di godere della natura, ecc.

I: Da dove proviene secondo te l’ispirazione?

Pietro Luciano: Non voglio essere banale ma l’ispirazione proviene dall’anima, è la capacità recettiva dell’anima, e in questo senso tutti siamo poeti. Le cose del mondo generalmente giacciono silenti; è solo dopo che qualcuno le scorge che cominciano a parlare e lo fanno con un sussurro. Ecco, la capacità di cogliere questi sussurri, che inevitabilmente creano emozioni e sentimenti, e la capacità poi di tradurre questi in parole vere e proprie.

Si ringrazia la casa editrice Il filo per gentile concessione della pubblicazione della poesia “L’erta leggera…”

www.ilfiloonline.it 

Raccolta di poesie: Pietro Luciano Belcastroultima modifica: 2008-04-20T23:25:00+02:00da ib.angus
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